martedì 9 settembre 2008

Al principio della (mia) Via

Donna, di neppure cinquanta chili di peso per un metro e sessanta scarso di altezza, in una Lombardia che ci veniva raccontata dai media come sempre più violenta, sempre più pericolosa, sempre più invasa da stupratori, scippatori, malfattori... La vittima designata, insomma!
Partendo da questi presupposti, con queste paure seminate da tv e giornali che germogliavano dentro nel mio animo, approdare nel mondo delle arti marziali è stato natuarale.
A che giova pattinare sul ghiaccio? Puoi forse difenderti da un'aggressione se sei, che so, campionessa di pallavolo o di ginnastica ritmica? Puoi aver speranza di salvarti da uno stupro se pratichi salto in alto o balli il merengue? No! Ma con le arti marziali è tutta un'altra cosa... o almeno questo era quello che pensavo.
E così mi sono ritrovata, goffa e fuori luogo come raramente mi è capitato di sentirmi in vita mia, in una palestra a cercar di imparare a tirar pugni e calcioni.

Eppure, qualcosa dentro di me si è smosso. Lentamente ma inesorabilmente.

Nonostante la goffaggine, nonostante il fatto che mi sentissi inadeguata, poco per volta quella specie di ghiaccio che mi bloccava si è sciolto, quelle paure seminate dai media dentro il mio animo sono state eradicate. Acquistavo più fiducia in me stessa, sentivo di essere più forte (di una forza spirituale, caratteriale più che semplicemente fisica), ogni flessione in più che riuscivo a fare era un traguardo raggiunto che spostava il mio limite un pochino oltre, verso nuove tappe da raggiungere.
Non pensavo che sarei riuscita a reagire a qualunque tipo di attacco o aggerssione, naturalmente, non mi sentivo tramutata in una specie di Wonder Woman. Ero, semplicemente, più consapevole di me.

Al Jeet Kune Do di Corrado Vella devo proprio questo: il fatto di aver suscitato in me il disgelo, di avermi sbloccata, di avermi dimostrato per la prima volta in vita mia che potevo migliorare, migliorare innanzi tutto in quella che era la conoscenza di me stessa. Perchè le tecniche, i calci e i pugni, le testate e le ginocchiate, non sono il fine bensì il mezzo.

Poi, un giorno, terminata la lezione, ho visto un mio compagno di allenamenti fare una "cosa strana" davanti al grande specchio che copriva una parete della palestra. Era una specie di danza, flessuosa ed armoniosa, eppure sprigionava una potenza incredibile. Ogni movimento era unico eppure legato all'altro. Ogni respiro aveva il suo senso fatto in quel modo e in quel momento. Quella era ARTE MARZIALE: poesia del movimento ma, al contempo, potenza combattiva. Arte, armonia, ma anche marziale, vigorosa e potente. Ero incantata!
"Che cos'è questa cosa che hai appena fatto?", gli ho chiesto appena aveva terminato, e lui mi ha risposto che era un Tao del T'Ien Shu. Il T'Ien Shu, ho scoperto in seguito, continuando ad indagare, è uno stile di Kung Fu che lui praticava da anni, era stato anche campione italiano (ah! Adesso capivo perchè, pur essendosi iscritto dopo di me in palestra, era già tanto bravo da lasciarmi senza fiato! Eppure questa informazione avevo dovuto estorcegliela a suon di caffè, perchè proprio non voleva farsene un vanto) ed ora era istruttore di questa disciplina. "Bello! - ho pensato - Voglio saperne di più di questo Tao e di questo T'Ien Shu!".

E così, dopo qualche tempo, mi sono ritrovata a praticare T'Ien Shu nella Scuola Wo Chen di Saronno.
Lì, dopo il primo disgelo operato dal Jeet Kune Do, è iniziata la mia crescita. Come una piantina che, quando la neve è scomparsa, inizia a bucare il terreno e farsi strada verso la luce, diventando più forte grazie alla terra, all'acqua, al sole, così io ho iniziato a crescere nel T'Ien Shu. Diventando sempre più forte, più consapevole di me, dei miei limiti ma anche delle mie potenzialità.

Mi sono ritrovata a fare cose che non avrei nemmeno osato immaginare prima! Io, da sempre timidissima, mi sono messa a gareggiare davanti a un folto pubblico. E ho così scoperto che i limiti più invalicabili sono quelli che noi stessi ci poniamo.
Ho portato a casa qualche medaglia e questo mi ha fatto capire che non erano i premi e le vittorie che mi interessavano, ma la crescita. Ho lasciato le competizioni - tanto ormai avevo dimostrato a me stessa di poter gareggiare, di poter scendere sul tatami nonostante il pubblico, nonostante gli avversari e soprattutto nonostante le mie paure - e sono tornata ad essere "soltanto" un'allieva. Una persona che ha intrapreso un cammino e che è intenzionata a proseguirlo, anche se dovesse impiegarci tutta la vita. Anzi, soprattutto se dovesse impiegarci tutta la vita!

5 commenti:

ishin ha detto...

Ciao....mi piace il sapore del tè qui da voi...baci!

rik ha detto...

complimenti, è molto bello

ciao da Riccardo...

vien voglia di iscrivermi anch'io per praticare l'arte di cui parli

Viviana B. ha detto...

° Benvenuta, Ishin! Se il thè qui da noi ha un buon sapore è perchè ci siamo potuti incontrare grazie a te... rubacchiando anche qualche fogliolina di thè pregiato!
E' un immenso piacere per me trovarti qui e poterti offrire io, una volta tanto, una tazzina ricolma.
Contraccambio i baci!

° Ti ringrazio, Rik: l'arte marziale mi ha davvero cambiato la vita, migliorandola. A presto!

rik ha detto...

sto guardando il sito di Corrado Vella...molto interessante e voglio mandare il mio fratellino Giovanni, che vive e lavora a Milano, da te così gli spieghi qualcosa sulla tua arte, che ancora non so scrivere correttamente

ciao da Riccardo

rik ha detto...

Ecco il T'Ien Shu