giovedì 2 ottobre 2008

Il dolore e la gioia nella VIA come in un Tao

Isa sono assolutamente d'accordo con te: ho lasciato il Kung Fu proprio perchè sentivo l'esigenza dell'EQUILIBRIO e dell'ARMONIA. Per me le Arti Marziali devono mirare non a distruggere il corpo ma ad esprimerne la sua vera essenza. Adesso pratico Yoga e da stasera Kendo. Invece le parole di Suppaman sono in assoluta risonanza con il mio percorso spirituale:"Ogni roccia ha in se una scultura, un opera d'arte che deve essere sgrezzata per esser riportata alla luce. Attraverso la fatica di uno scalpello colpito prima in modo brusco e poi via via in modo sempre più lieve. Dopo tanta fatica, ancora l'opera è incompiuta.. bisogna levigarla e renderla perfetta."
"Ecco che la cintura nera, ovvero il Guerriero, si leviga attraverso la pratica di tutto il suo bagaglio non smettendo di fare gli esercizi più semplici fino a che un giorno il corpo potrà riposarsi ma lo spirito temprato potrà spiccare il volo verso mete ancor più elevate."
Io sento di essere stata in guerra e adesso sento dentro di me un assoluto senso di benessere risultato delle mie lunghe e dolorose battaglie nei confronti delle quali non mi sono mai tirata indietro. Non è facile vivere seguendo la propria Essenza...ma dopo un lungo periodo ti sembra non solo l'unico modo possibile ma anche quello che ti fa vibrare di gioia. E all'improvviso tutto il dolore si tramuta in un infinito benessere!

4 commenti:

Andrea Sguotti ha detto...

Che Luce illumini la tua Via Sempre!

isa ha detto...

beh, anch'io ho lottato tanto, talmente tanto che ora non ne ho proprio più voglia. (per fortuna non ne ho nemmeno bisogno) però non so se tornerei a combattere, o se mi fermerei di fronte all'ostilità osservandola con distacco e girandole le spalle...non credo che sia da vigliacchi ho imparato che non sempre è il caso di combattere
però, io adoro le arti marziali, tutte, e sono ancora alla ricerca del mio centro...

rik ha detto...

bellissimo ciò che hai scritto, ishin, ci devo pensare perchè mi pare di condividere tutto...credo che il combattimento sia solo un'esperienza relativa, non l'anima della via, per alcuni forse anzi può essere controproducente (può far solo crescere l'orgoglio e la vanità se male impostato), il vero confronto e con il proprio io (accezione qui negativa)...nei miei termini si dice combattere l'uomo vecchio che c'è in ciascuno di noi per far prevalere l'uomo nuovo, vivere la corporeità in armonia col mondo e con Dio. Ma finchè viviamo non possiamo riposarci, rischiamo l'inganno e l'illusione.

Il problema vero è: è tutto qui o la vita continua dopo questa terra, e il corpo ci sarà anche dopo in stato diverso oppure no? Dalla risposta a questa domanda cambia la prospettiva di verità e illusione. Cioè come l'antico samurai, il santo e il sapiente, il saggio "scrutare il cielo", confrontarsi con la morte non come idea, o gioco di combattimento, ma con la mia morte, proprio la mia!

ciao da Riccardo

rik ha detto...

complimenti!!! a Ishin